Ho scorso sempre più rapidamente interrompendomi ai trequarti il disperato: “Canada” di Richard Ford. “Dell Parsons, quindicenne appassionato di scacchi e di libri sulle api, vive con il padre Bev, veterano dell’aeronautica, la madre Geneva, detta Neeva, insegnante, e la gemella Berner. Una famiglia apparentemente normale ma “destinata alla corruzione e al disastro”. Un destino già scritto nel matrimonio tra Bev e Neeva, due persone che si trovano nel posto sbagliato, incapaci di uscire dalla situazione che loro stessi hanno creato, e che commettono il più grande errore della loro vita decidendo di rapinare una banca. Ford delinea con precisione i personaggi, ponendo in contrasto l’ordinarietà delle loro vite con le azioni che li condurranno alla rovina. La narrazione, ricca e dettagliata, è punteggiata da pause frequenti durante le quali l’io narrante, con la saggezza di un Dell ormai sessantenne, commenta il triste destino della sua famiglia. Come il protagonista, anche l’autore è affascinato dalla “capacità che una condotta normale ha di esistere accanto al suo contrario”
- Fare del proprio meglio contro il peggio
- evitando le gare scorribande
- aiutare convincersi istradare
- nell’animo il profondo da salvare.
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