Ho letto un po’ scorrendo: “Il lupo e il filosofo” di Mark Rowlands. “La storia è quella del rapporto dell’autore – un docente di filosofia americano – con il suo lupo, Brenin. Un rapporto esclusivo, simbiotico, durato undici anni e che ha segnato irreversibilmente la vita di entrambi. Un rapporto che è stato il punto di partenza per una riflessione a carattere strettamente filosofico e che ci viene proposta in queste pagine in modo semplice ed essenziale, senza troppi tecnicismi ma senza scadere nel banale qualunquismo. L’assunto di partenza è un radicale pessimismo nei confronti degli esseri umani, assimilati, secondo la teoria evoluzionistica, alle scimmie; essi agirebbero soltanto in vista di un utile e i rapporti umani sarebbero strumentalizzati in tal senso. Un meccanismo che contraddice – proprio in senso evoluzionistico e, quindi, inevitabile, secondo l’autore – la famosa massima kantiana, secondo la quale si dovrebbero trattare gli esseri umani, sia nella propria persona che in quella altrui, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo. A questo sistema si contrappone quello del lupo. L’insegnamento che l’autore ha ricevuto, vivendo a stretto contatto con Brenin, è che è possibile un modello comportamentale alternativo, basato sulla fierezza, sull’onestà, sul coraggio e sulla piùà genuina istintività. Un modo di essere che ignora la scaltrezza, i sotterfugi e l’inganno.”
- Sembrava proprio inutile il mio esistere
- con tantissimi anni post moderna
- invece sono antica sorpassata
- con voglia di ripetere e cambiare.
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