- In Russia, a Pietroburgo, andai con due cugine cinque anni fa. Finimmo in affitto come clandestine nella casa di un generale che abitava illegalmente altrove. Nel bagno, come in tutte le altre case della città dove fummo ospiti, accanto allo sciacquone di vecchio tipo, che non funzionava, c’era un secchio pieno d’acqua e nelle dacie in campagna non esistevano servizi igienici. La paga di chi tagliava l’erba nei parchi usando la falce era di 25 mila lire al mese, i generi di prima necessità avevano un prezzo politico, il tram costava 10 lire. La residenza coatta e lo sterminio dei kulaki avevano mantenuto i contadini nella condizione di servi della gleba. Non esistevano farmacie né medici di base. Quando qualche anno fa un dentista italiano di origine armena andò ad aiutare in Armenia per il terremoto, si ritrovò una lunghissima fila di russi accorsi da ogni dove per consultare un medico occidentale.
- Fin quando il mito della Russia, grande potenza moderna, continuerà a confondere le idee a occidente e a oriente?
- 28 settembre 1998
Archivio per Maggio 2012
Ho lavorato tantissimo, per portare a termine tre lavori letterari, prima che finisca l’anno scolastico. Sono molto stanca, per alcuni giorni riposerò. Organizzerò probabilmente un tè aperitivo, dopo alcuni mesi che non ricevo più in tal modo.
- Ricordare la fine del principio
- senza insistere troppo ma non poco.
- Stare senza far niente nel silenzio
- confortati dall’aria che s’inspira.
- Sembra tutto impossibile disgiunto
- capire dover essere sapere
- nella crisi a tenaglia malaffare.
- Nella crisi che tacita e dismaga
- la vita che continua è la sorpresa
- da cogliere vagliare seminare.
- Non farsi trasportare con la crisi
- dentro il pettegolezzo che imperversa,
- rispettar l’incompreso falso addebito
- e affidarsi al destino con coraggio.
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